Artemisia figlia del pittore Orazio Gentileschi, nacque a Roma nel 1593, un’artista definita poi di scuola caravaggesca, per lo stile che ha ripercorso, quello di Michelangelo Merisi. Fu proprio il padre Orazio ad introdurla alle tecniche pittoriche dato che all’epoca, rispetto ad oggi e fino alla metà del secolo scorso, il mondo artistico si riferiva solo al maschile, le donne non facevano opere d’arte e non partecipavano alle accademie d’arte. Era infatti disdicevole per l’universo femminile andare a bottega ed in casa di altri a meno di essere a servizio o modella (ritenute poco più che prostitute).
Artemisia invece ebbe una grande opportunità, osservare incantata fin da fanciulla suo parte all’opera che le insegnò prima di tutto a usare e preparare i materiali per dipingere, ad esempio la macina dei colori e la loro riduzione in polvere nel pestello, la predisposizione delle tele, fino alla realizzazione dei pennelli, come all’epoca si usava ed anche poi a rendere quella lucentezza ai suoi magnifici dipinti, iniziati prima con dei piccoli interventi, in aiuto, sulle tele del padre e poi realizzando pian piano le prime proprie produzioni.
L’ingresso vero e proprio nell’agone artistico di una giovanissima Artemisia si avrà con l’opera “Susanna e i vecchioni” che ne rappresenta quindi l’esordio.
Artemisia molto velocemente divenne amica delle personalità fiorentine del tempo tra cui Michelangelo Buonarroti il Giovane che sarà anche suo mecenate e Galileo Galilei, che avranno importantissima influenza nella sua evoluzione artistica, permettendole di fare un significativo “salto culturale” che la farà poi apprezzare e desiderare da tutte le corti più importanti del mondo. Sarà anche la prima donna nella storia, nel 1516, ad essere accolta alla prestigiosa Accademia di disegno.
A fronte di problemi economici Artemisia fu costretta a rientrare a Roma, per poi successivamente trasferirsi a Venezia ed a Napoli dove artisticamente, attraverso un periodo fervido in un ambiente stimolante, ebbe la possibilità di rivedere il suo naturalismo caravaggesco. In questo periodo realizzò tra i suoi capolavori “Ester e Assuero”. Si trasferì quindi per un breve periodo a Londra, alla corte di Carlo I, dove raggiunse il padre Orazio oramai anziano per realizzare un importante progetto, ma rientrò poi a Napoli a seguito dell’improvvisa morte di lui.
Artemisia morì a Napoli 1653 lasciando una grandissima eredità artistica ed umana insegnandoci la dignità e la lotta per la conquista dei propri diritti.
di Ester Campese