“Le sue donne sono disinibite come la Lupa di malavogliana memoria…” | Le “Novelle brevi di Sicilia” lette da Melinda Miceli

Saper creare immagini e non solo nella mente per catturare il lettore, generando nella visione interiore di chi legge quasi in maniera grafica, una visione tangibile delle parole. È questo il modo di trasmettere le emozioni che Andrea Giostra usa elidendo immensi giri di parole o divagazioni assurdamente pompose e narcisistiche. Questo sistema di comporre frasi attraverso l’utilizzo di parole semplici definisce una scrittura che delinea e disegna il perimetro della sicilianità e della donna in tutti i suoi dettagli. Le “Novelle brevi di Sicilia”, ovvero, quattordici racconti brevi di vita quotidiana siciliana che trasportano tra le vie di Palermo, le sue Chiese, spiagge, i monti e i santi, sono descritte e attraversate da un senso percettivo che a tratti si fa sensuale, totalizzante.
Sopravvive con Giostra la novella d’impianto tradizionalmente realistico che prende le mosse dal verismo di scuola siciliana, delineando una visione relativistica della vita e del mondo. Una sorta di commedia borghese che alleggerisce il dramma dell’essere e lievita in simbolo e allegoria dell’esistenza attraverso la saggezza delle antiche tradizioni sapientemente sparse nelle pagine. Il piglio realistico della narrativa verista sullo sfondo provinciale e borghese di queste novelle mostra l’inquietudine di fondo dell’uomo che invano cerca di ribellarsi agli schemi della vita per mostrarsi vero e comporre il dissidio tra maschera e autenticità dell’essere. I personaggi “visti” sono rappresentanti di una società quasi priva d’ideali e condannati all’impossibilità di comunicare in un solipsismo che la narrazione nasconde nelle tortuosità del pensiero che aleggia dietro i veri temi.
Nelle Novelle di Sicilia di Andrea Giostra l’atmosfera è la vera e propria ambientazione dei racconti e spesso non è la semplice struttura fisica di luoghi ma diviene ambientazione come sfondo protagonista.
I dialoghi stessi creano l’atmosfera quando provocando emozioni, suspense, paura o gioia, tenerezza o amarezza, si fanno soluzione per preparare i lettori all’avanzamento della trama o a un nuovo dissidio. Sorprendenti i dialoghi, ma in fondo neppure troppo a voler ricordare una Terra che, strato dopo strato, ricorda la storia del Mediterraneo ma anche delle atmosfere gotiche degli Svevi.
Giostra è oggettivo e fotografico nel suo raccontare il teatro della Sicilia contemporanea ma sa essere davvero amorevole quando scende in campo la Nonna, sapiente matrona del passato ma Lei sì, davvero consapevole del presente e del futuro. L’augurio della Nonna, posto come premessa, alla fine spiega tutto: l’impermanenza degli esseri umani, al momento giovani e “beddi”, si configura con la storia stessa dell’Isola. Allora bisogna cogliere tutto, “sacro e profano” e viverlo con il fuoco dell’Etna. Voluttà barocca e religiosità popolare trasformano le Donne in icone senza tempo perché questa è la cifra degli Scrittori Siciliani.
Le sue donne sono disinibite come la Lupa di malavogliana memoria ma non hanno la stessa bramosia di vita e gli stessi bisogni affettivi, seppur malati. Sono concentrate su sé stesse e lo sguardo dell’Autore riesce a essere disincantato ma non giudicante. La sensualità viene messa in risalto in alcune protagoniste ma è un “prezzo” per ottenere altro, come per esempio la visibilità sociale al posto dell’ombra destinata ad una cassiera.
Lo sono in quanto creano dubbi, non solo sull’esito della vicenda raccontata ma anche sulla natura dei protagonisti che vorrebbero essere amati eppure sfuggono allo sguardo.
Anche il sale trasforma in statue i peccatori purificandoli e trasformandoli in elementi del paesaggio, fatto di onde e ulivi, aranceti e terre nobiliari a volte trascurate dello scorrere del tempo fino a diventare luoghi magici in un percorso letterario di riscoperta della Sicilia.

________________________________________________________